02 Mag “Lavoro” a San Marcellino
Negli ultimi anni la crisi si è fatta sentire anche nell’area dell’educazione al lavoro di San Marcellino. I laboratori, con la loro trentennale esperienza, continuano l’attività nonostante non abbiano ricevuto, né un riconoscimento istituzionale, né una sovvenzione pubblica continuativa.
Dico questo per comunicare come, le politiche di welfare, spesso rimangono impantanate in pratiche assistenziali poco generative di strumenti di promozione sociale, soprattutto per le persone che si trovano a vivere le condizioni di povertà più estrema.
Per altro verso, in San Marcellino, la dimensione del cambiamento è sempre stata centrale, almeno dalla metà degli anni ottanta in poi, e l’educazione al lavoro è stata la dimensione elettiva per andare oltre il solo “dare”, per cominciare a contemplare anche un “chiedere” o almeno costruire un “fare insieme” con le persone accolte. Accogliere, coinvolgere ed andare oltre la dimensione dell’assistenzialismo, attivando simultaneamente uno scambio, un embrione di quello che nel gergo pedagogico viene chiamata “reciprocità”, per restituire libertà e responsabilità, nel rispetto delle diversità che ognuno riesce ad esprimere.
Da anni questa dimensione impegna e coinvolge una trentina di persone l’anno. Da anni i laboratori assumono con le persone la dimensione del lavoro, assente e spesso mai stata presente nella loro vita, costituendo per loro, come per tutti noi, capacità economica e riconoscimento personale.
Prendere parte ai laboratori diventa un cambiamento nella traiettoria dell’esperienza della persona, costituendo un modo per rimettere in moto le aspettative: queste si dinamizzano, si confrontano, entrano in conflitto, diventano vitali, dando opportunità di crescita al legame sociale.
Negli anni per alcune di queste persone, attraversando la dimensione dei laboratori, si è concretizzata l’opportunità della dimensione esterna, attivando inserimenti lavorativi presso aziende. Questi negli anni della crisi sono sensibilmente diminuiti. La crisi, diventata ormai strutturale, ha giocato e gioca la sua partita portando le persone e le organizzazioni alla chiusura.
Tale paura ha spinto progressivamente, persone ed organizzazioni, a diventare prigioniere, incapaci e non motivate nel reagire di fronte a possibili aspettative disattese. Anche l’introduzione del Reddito di Cittadinanza sottrarrà forza di trasformazione alla dinamica di promozione sociale. Questa misura, certamente utile nella sua dimensione economica, rimane insufficiente e lacunosa nella sua messa in opera lasciando temo ancora più sole le persone. La povertà è un fenomeno multidimensionale e ogni persona è “povera a suo modo”, mentre questa misura sembra essere fatta per cristallizzare tutti nelle posizioni acquisite.
Per questi motivi oggi l’educazione al lavoro in San Marcellino rischia di diventare una “no man’s land”, come il Professor Maurizio Bergamaschi l’aveva definita alcuni anni fa. Questa preoccupazione diventerà tanto più reale quanto non si riuscirà a trovare la forza di costruire e mantenere un collegamento con le Istituzioni e il mondo del lavoro.
“Lavorare” a San Marcellino in questo modo potrebbe rivelarsi una grande opportunità per uscire dalla condizione di povertà estrema e per riprendere un cammino di recupero della propria esistenza ma per contro diventare nuova barriera nel riprendere un percorso di piena cittadinanza. Percorso che può compiersi solo attraverso un riconoscimento da parte delle Istituzioni della Repubblica, che dovrebbero operare secondo il dettato Costituzionale che, come afferma all’articolo 1, “è fondata sul lavoro”.
Amedeo Gagliardi