“San Marcellino”, attraverso la Fondazione, e l’Università di Genova promuovono e realizzano studi, ricerche, formazioni e attività collegate alla mediazione nell’intento di aumentare la coesione sociale contrastando la frammentazione e l’emarginazione.
Dal 2017 questa collaborazione è realizzata nell’ambito di una Convenzione di Ateneo in conseguenza della quale vengono stipulati appositi accordi attuativi con il Dipartimento di Scienze della Formazione.
La mediazione è un avvicinamento ai conflitti o ai potenziali conflitti, basato sul dialogo che cerca di ristabilire la comunicazione laddove, per qualsiasi motivo, questa è interrotta o tesa.
Prima di essere una tecnica, per noi la mediazione è un approccio culturale che scommette su una partecipazione attiva di tutte le persone. In questo senso facciamo riferimento alla mediazione comunitaria e tra pari come un processo che si compone di varie azioni (culturali, sociali, formative, ecc.) che ha come obiettivo lavorare sul territorio e con il territorio per passare dalla coesistenza alla convivenza, aggiungendo un principio di interazione positiva. Le varie attività svolte puntano a creare le condizioni affinché le comunità esplorino nuovi modi per prevenire, governare e trasformare i loro conflitti.
Non si pone come un’altra specialità e specializzazione della mediazione. Punta alla legittimazione delle diverse competenze e abilità presenti nelle diverse “tipologie” di mediatori (familiari, interculturali, penali, naturali, ecc.) e all’aumento della consapevolezza della necessità di integrare e armonizzare in un’ottica interdisciplinare tali competenze e di ricorrervi in momenti e azioni concrete.
Il processo di mediazione comunitaria, svolto nei quartieri, permette alle persone coinvolte una partecipazione collaborativa e responsabile che si può intendere come
“un divenire che espande la riflessione individuale e collettiva sull’azione sviluppata dagli attori coinvolti (e coinvolgibili) in una ‘comunità’ e che, conseguentemente, attiva diverse risorse, in particolare, consapevolezza e capacità di risposta pacifica per la trasformazione dei conflitti” (Santi, 2018: 40).
Un approccio alla mediazione di questo tipo promuove la partecipazione sociale e cittadina, favorisce la convivenza interculturale e trasforma i conflitti da distruttivi a costruttivi, ma richiede il coinvolgimento delle persone come soggetto pari e non come oggetto.
Infatti, “La mediazione tra pari (uguali), applicata efficacemente nelle scuole, in carcere, in ambito sanitario e nelle comunità in generale, ha il vantaggio della prossimità, del rispetto e del riconoscimento dei soggetti coinvolti. Si pone al servizio delle persone affinché queste possano esercitare un’autocomposizione responsabile, cooperativa e solidale dei loro conflitti attraverso la partecipazione attiva e l’autogestione” (Juan Carlos Vezzulla in Tracce di Mediazione, 2016).
Per una descrizione più esaustiva si vedano:
Editrice Zona Collana di Mediazione Comunitaria
Video di Presentazione delle pubblicazioni della Collana di Mediazione Comunitaria