30 Dic Giornata Mondiale della Pace 2022
1° gennaio: Giornata Mondiale della Pace: un orizzonte ampio in un tempo difficile
Il messaggio che papa Francesco ha voluto rivolgere al mondo in occasione della 55° Giornata mondiale della pace del prossimo primo gennaio, intitolato “Dialogo fra generazioni, educazione e lavoro: strumenti per edificare una pace duratura”, contiene una lettura dei segni dei tempi che aiuta a guardare al futuro con priorità chiare per sanare un mondo ferito dalla pandemia.
L’attuale crisi sanitaria – si legge – ha amplificato per tutti il senso della solitudine e il ripiegarsi su sé stessi. L’orizzonte di molte società, già ristretto in un tempo di individualismo e ritorno dei nazionalismi, si è ancor più rattrappito per effetto delle paure e delle chiusure imposte dalla pandemia. Eppure, paradossalmente, proprio la crisi sanitaria in atto ha rivelato l’interdipendenza dei popoli e delle nazioni, rendendo evidente, come ha più volte ripetuto papa Francesco, la stoltezza di “vivere da sani in un mondo malato”.
La Giornata mondiale della pace esprime l’orizzonte largo di una Chiesa che non ha rinunciato ad un respiro universale, e che, anzi, sente ancora più forte l’urgenza di diffondere una “cultura della cura” ad ampio raggio in un tempo di ripiegamento e chiusura.
Colpisce come il messaggio del papa, pur non dimenticando il dramma dei Paesi scossi dalla guerra, sembri indirizzato innanzitutto alle società del benessere – in maggioranza occidentali e cristianizzate – che fortunatamente vivono, nella maggior parte dei casi, in una situazione di relativa stabilità.
La domanda che si scorge in filigrana è: può bastare l’assenza di un’aperta situazione di conflitto per decretare che una società sia in pace?
Vi si legge una preoccupazione: che la pandemia abbia generato tensioni che, se non affrontate, possono generare nuovi conflitti anche all’interno di quelle società che stanno sperimentando un prolungato periodo di pace e benessere.
Del resto, la Chiesa non ha mai mancato di ribadire come la pace non possa mai essere considerata un’acquisizione permanente, ma vada sempre ricercata, ricostruita, reinventata. Si legge nel messaggio per la Giornata della pace: In ogni epoca, la pace è insieme dono dall’alto e frutto di un impegno condiviso. C’è, infatti, una “architettura” della pace, dove intervengono le diverse istituzioni della società, e c’è un “artigianato” della pace che coinvolge ognuno di noi in prima persona. Tutti possono collaborare a edificare un mondo più pacifico: a partire dal proprio cuore e dalle relazioni in famiglia, nella società e con l’ambiente, fino ai rapporti fra i popoli e fra gli Stati.
Le principali faglie sociali aperte dalla pandemia sono, secondo papa Francesco, tre. La prima è il conflitto generazionale, che, già latente in una cultura della produttività esasperata e della performance a tutti i costi, si è paradossalmente acuito per effetto di una pandemia che ha avuto negli anziani le sue vittime principali. Ma una certa retorica li ha, più o meno esplicitamente, accusati di avere costretto tutta la società a chiusure che avrebbero tutelato principalmente loro stessi a discapito delle generazioni più giovani. Ma sembra impossibile ricostruire società integre ed equilibrate senza un posto per gli anziani.
Il secondo punto di rottura evidenziato da papa Francesco riguarda l’educazione. La pandemia, lo sappiamo, ha privato milioni di giovani di mesi di scuola, lasciando ferite che non si rimargineranno facilmente. Tanti giovani si sono trovati infragiliti psicologicamente, molti si sono rifugiati ancor di più nell’universo virtuale, le disuguaglianze si sono ampliate in base alle risorse di cui le famiglie disponevano per affrontare la situazione della pandemia. Si pensi anche alle masse di giovani dei Paesi poveri, le cui strutture pubbliche sono state travolte dalla pandemia e per i quali si sono chiusi i già esigui canali di mobilità che permettevano un accesso al Nord del mondo per studiare, formarsi, lavorare. Bisogna prendere coscienza del fatto che sta crescendo una “generazione Covid” a cui gli adulti sembrano prestare ancora troppa poca attenzione.
Infine, papa Francesco individua nel lavoro la terza premessa su cui costruire società in pace. Negli ultimi due anni si sono moltiplicati gli allarmi riguardo alle conseguenze economiche della pandemia. Papa Francesco pone la sua attenzione su un aspetto del problema spesso trascurato. In particolare – si legge nel messaggio – l’impatto della crisi sull’economia informale, che spesso coinvolge i lavoratori migranti, è stato devastante. Ci sono Paesi dove la cosiddetta “economia informale” impiega più della metà della popolazione. Ma anche nelle economie sviluppate, il lavoro nero e i “lavoretti” consentono a tanti di sbarcare il lunario. Una moltitudine invisibile ed esclusa dai “ristori” varati dai governi.
Un paese è forte quando si prende cura dei deboli… diventa ricco quando si occupa dei poveri… diventa invulnerabile quando presta attenzione ai vulnerabili, scriveva il rabbino Johnatan Sacks. Il messaggio che papa Francesco ha voluto rivolgere alla Chiesa, e al mondo, all’inizio del 2022 contiene una visione chiara per ricostruire un mondo desertificato dalla pandemia. Parafrasando Sacks, potremmo dire che è fragile la pace in quel Paese che non si prende cura dei più fragili. L’”architettura” della pace delineata da papa Francesco parte dai più fragili, ponendoli a fondamento di società più solide.
Svanita l’illusione di una crisi passeggera, il mondo sta faticosamente facendo i conti con una situazione che si preannuncia forse non permanente ma sicuramente duratura. Non si tratta solo di imparare a convivere il quel virus che, da quasi due anni, ha sconvolto le nostre esistenze, ma di reagire e cogliere l’opportunità di reinventare stili di vita, relazioni sociali, strutture consolidate, partendo dalla constatazione che il mondo di oggi non è più quello di ieri.
In occasione della Giornata mondiale della pace, la Comunità di Sant’Egidio promuove un momento di riflessione sabato 1° gennaio 2022 alle ore 15.30 nella basilica della SS. Annunziata. Verranno proposte alcune testimonianze a partire dal messaggio di papa Francesco e una riflessione dell’arcivescovo di Genova, mons. Marco Tasca.