21 Mag Le chat dei laboratori artistici
Proseguiamo con le testimonianze dai nostri servizi durante la pandemia. Lorenzo Penco, coordinatore dei nostri Laboratori Artistici, ci aiuta a entrare nella loro quotidianità.
Quando ci è piombata addosso l’emergenza Covid-19 tutte le attività dei laboratori artistici si sono interrotte. Subito ci siamo concentrati sull’essenziale, cioè sull’assicurare a tutti un posto dove “stare a casa”, la possibilità di mangiare, di non essere esposti più di altri al rischio di contagio. E si è anche pensato a come far continuare i laboratori anche se non sono certo una attività “di prima necessità”. Ma il fatto di aver lavorato per anni sulla relazione ha fatto sentire il suo peso. Nelle telefonate con le persone, nei vari contatti a distanza si sentiva forte il desiderio di appartenenza, la voglia di condividere, di stare in gruppo. Questo mi ha fatto pensare a come sono stati vissuti i laboratori, al di là del fare artistico, luoghi protetti dove essere se stessi, dove sentirsi importanti per gli altri. Quindi c’era la protezione sanitaria, ma bisognava pensare anche alla protezione data dallo stare insieme, protezione dalla solitudine, dalla paura dell’abbandono, dall’idea di non valere nulla.
L’isolamento sanitario, pesante per tutti, rischia di aumentare il senso di inutilità di emarginazione, di esclusione.
Ci è stato dato come strumento di lavoro un cellulare, un po’ poco per me abituato a ampi spazi, tele, colori, libri, musica, matite, chitarre…. Solo un cellulare per fare un laboratorio! Per fare laboratori servono strumenti, luoghi, orari.
È così che questo strano periodo mi ha fatto capire cosa sono i laboratori artistici, quali sono gli ingredienti che li fanno funzionare. Perché con solo un cellulare più che fare una chat, scriversi messaggi, mandarsi qualche foto… non si può fare, eppure…. Eppure è diventato un appuntamento quotidiano, è diventato un posto nel quale stare, dove incontrarsi, dove parlare di sé, ridere, leggere poesie, un posto caldo, un rifugio dell’anima. Perché gli ingredienti più importanti dei laboratori sono impalpabili, invisibili, sono quell’energia che passa da una persona all’altra, è quel contaminarsi reciproco di vita.
Oggi ho capito perché Franca, anni fa, insisteva per fare il te, la merenda, le caramelle… durante il laboratorio di pittura. Perché costruiva quell’ingrediente che crea legame, che crea quelle relazioni che oggi ci fanno essere un gruppo anche senza vederci, senza dipingere, senza suonare, ma portando comunque bellezza nelle nostre esistenze, la bellezza di ciascuno.