01 Mag Primo maggio
In occasione del primo maggio, pubblichiamo una riflessione di Amedeo Gagliardi, responsabile dell’Area di Educazione al Lavoro di San Marcellino, che pone l’accento su una dimensione a noi molto cara e spesso poco conosciuta e considerata.
Festeggiare il lavoro non risulta semplice per chi ne è rimasto senza, né per chi, non pochi, non vi accede per i piu’ svariati motivi.
Ormai lo sappiamo bene, il lavoro è attività regolata dal mercato e, di conseguenza l’accesso ha un prezzo che non tutti sono in grado di pagare.
Negli anni, con crescente frustrazione, abbiamo imparato a muoverci in questa contraddizione, tra un continuo rialzo del prezzo e una Costituzione che al primo articolo vi fondava la Repubblica.
Un movimento fatto insieme ai tanti che hanno partecipato al supporto delle attività sociali attraverso i laboratori che abbiamo chiamato di educazione al lavoro.
È in questo modo che a San Marcellino si fanno le pulizie, si prepara da mangiare, si va a fare la spesa, si curano le manutenzioni e si fanno le lavatrici. Attività che hanno sempre cercato di costruire fiducia con la persona prima che una fedeltà al compito assegnato, cercando di comprenderne i desideri e le difficoltà, costruendo percorsi capaci di superare le contraddizioni che man mano emergevano e, in modo concreto, dare la possibilità di fare esperienza di “lavoro” possibile e potabile.
In questi anni abbiamo proseguito questa ricerca: è opportuno ribadirlo, anche per continuare ad alimentare le motivazioni di ognuno. Per molti questi percorsi sono stati e continuano a essere fonte di emancipazione, di libertà, di dignità e di autonomia. Contemporaneamente abbiamo anche cercato una sponda sul piano istituzionale con lo scopo di far riconoscere questa ricerca, nel tentativo di far comprendere come questa si giochi nel campo del senso e della complessità.
Facile a dirsi, ma difficile a farsi. Le strutture amministrativo-istituzionali continuano a rispondere come possono e, non riuscendo a trovare la giusta collocazione, (non è lavoro, non è scuola, non è formazione, non è assistenza), non sono ancora riuscite a dare il giusto riconoscimento a questa esperienza di ricerca.
Non ci affliggiamo, festeggiamo comunque, con tutti coloro che in questi anni hanno preso parte all’esperienza, volontari e operatori compresi, ricordando che in questa ciascuno ha provato e scoperto il “lavoro” per come ha potuto.
Viva il primo maggio!